La Rivoluzione di Arna e Juliano

Arna protesta davanti al Check Point di Jenin, incita le auto a suonare il clacson, insulta i militari appostati ai confini della città a nord della Westbank. Lei è molto malata, ha un tumore e fa la chemio ma la Kefja la  indossa non per nascondere l'assenza dei suoi capelli, la indossa dal 1948, da quando era una diciottenne selvaggia militante, pacifista israeliana che si ribella alla sua stessa famiglia sionista, le rimane ancora poco tempo per vivere ma quella kefia la fa apparire bella e forte. Non so da dove lei tira fuori questa forza, e quanta ne ebbe ancora!

Arna proveniva da una famiglia sionista e, negli anni '50 sposò un arabo palestinese, Saliba Khamis, che era membro del Partito Comunista israeliano, una formazione politica che, durante i primi vent’anni di esistenza di Israele, diede una voce ai palestinesi che erano rimasti dopo la Nakba. In Cisgiordania, aprì un sistema educativo alternativo per i bambini la cui vita regolare era disturbata dall'occupazione israeliana. Dal 1989 Arna sceglie di vivere a Jenin. Fonda un progetto teatrale per bambini e bambine che attraverso il teatro e il disegno riescono a mettere in scena desideri e sete di vita, rabbia e frustrazioni. Il gruppo teatrale che avviò impiegava bambini di Jenin, e li aiutava ad esprimere le loro rabbie quotidiane, le frustrazioni, l'amarezza e la paura. Il figlio di Arna, Juliano,  fu anche uno dei direttori del teatro di Jenin. Con la sua telecamera, filmò i bambini , dal 1989 al 1996. 
Arna, nel 1995, muore di tumore e il progetto teatrale cessa di esistere. La giovinezza di Juliano fu come quella di tanti giovani israeliani – fece parte dell’esercito israeliano prima di intraprendere una carriera nel settore del cinema. Inizialmente sembrava distaccato dalle sue radici palestinesi e va a vivere a Tel Aviv dove prosegue la sua carriera di attore.ma, sotto l’influenza di sua madre, ebrea che trascorse gran parte dei suoi ultimi anni a lavorare con i bambini palestinesi, egli subì una trasformazione.  
Ma un giorno Juliano assiste ad un episodio che poi cambierà il decorso di tutta la sua vita : Yussef, uno dei ragazzi del teatro, irrompe sulla piazza del mercato di Tel Aviv alla guida di una Jeep. Prima di farsi saltare in aria spara sui passanti, provocando quattro morti e numerosi feriti. 
Questo episodio colpisce profondamente l'anima di Juliano che decide di tornare a Jenin per capire cosa abbia spinto uno dei suoi ragazzi a commettere quell'atto insensato di odio irrevocabile. 
Sono i giorni della mitica battaglia di Jenin, e gli abitanti la raccontano al regista. Il ragazzo che dipingeva case con sopra bandiere per sfogare la sua rabbia, Alla, era ora un combattente della resistenza palestinese e sta leggendo il comunicato di addio del suo amico martire imbracciando un fucile. Gli altri del gruppo teatrale raccontano quanto Yussef fosse rimasto solo, quanto si sentisse già morto dentro. Tanto valeva quindi morire uccidendo almeno il più gran numero possibile di nemici. 
Juliano  torna a Jenin per cercare i 10 ‘bambini’ del teatro di Arna. Tutti erano diventati militanti di Fatah, ed eroi locali durante l’infame assedio israeliano del campo. Sei erano stati uccisi, due catturati, e gli ultimi due erano ricercati da Israele. Il film che ne è venuto fuori, ‘Arna’s children’, è un tributo estremamente commovente sia alla madre che alla gente del campo.
Arna morì nel 1994, e nel 2006 Juliano decise di continuare il suo lavoro attraverso la creazione di un teatro insieme a Zakaria Zubeidi, uno dei ‘bambini di Arna’ ed ex leader delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa.Al Freedom Theatre i ragazzi del campo di Jenin svolgono, oltre alla messa in scena di produzioni teatrali, molte altre attività: informatica, scrittura creativa, fotografia, cinematografia, terapia teatrale. L’arte serve a comunicare con l’esterno e a ricostruire l’identità perduta. La ricerca dell’identità, diceva Juliano Mer-Khamis può avvenire solo tramite l’attività culturale. Come sua madre Arna, Juliano lavorava con i giovani e i giovanissimi. Il teatro per lui non rappresentava un’alternativa alla resistenza, ma un’altra diversa faccia della stessa medaglia. Per Juliano Mer-Khamis chi ha cambiato la lotta armata da resistenza in terrorismo con l’uccisione di bambini sugli autobus di Tel Aviv ha offerto un’immagine distorta della resistenza. I palestinesi che in gran numero hanno partecipato alle manifestazioni per ricordarlo a Jenin, Ramallah, Haifa e Nazareth, sono il volto pulito e fiero della rivendicazione di libertà che spetta a un popolo ancora oppresso nel secondo millennio. Palestinesi che, per la stragrande maggioranza tengono in mano un ramoscello d’ulivo o le pietre. Non i Kalashnikov. La riuscita dell’esperimento di Juliano era incarnata da Zacaria Zubeidi, ex comandante delle Brigate martiri di al Aqsa, braccio armato di Fatah. Zubeidi, classe 1976 ha accettato di deporre le armi nel 2007 per votarsi alla «resistenza culturale» col teatro di Juliano Mer-Khamis. Che lavorava in modo che i ragazzini formati nel suo teatro non cadessero «nelle trappole dell’occupazione, diventatndo uno specchio del loro nemico».
Juliano, o Jul, come era conosciuto, è diventato molto amato tra i palestinesi, e il suo Teatro della Libertà divenne un atto di resistenza culturale nei confronti degli sforzi israeliani di cancellare l’identità palestinese..Lui incontra la madre di Alla che è fiera di suo figlio, lo incita alla lotta. "Non voglio che si arrenda. Nemmeno se gli israeliani mi puntano un fucile addosso, lui non si deve arrendere, piuttosto muoio io" dice a Juliano . La nuova generazione di bambini di Jenin non fa più teatro.  Su quel che resta dei muri di Jenin vengono affissi sempre numerosi manifesti con le fotografie dei matriri. Il gruppo di combattenti sotto la guida di Alla vive tra fucili e bombe. Chi prega, chi fa i turni per dormire. Poi la notte scaricano tutti insieme i caricatori contro i carri armati che avanzano. Il protagonista ora  lui, Alla. Juliano ricorda ancora il suo disegno di quando era bambino che in mezzo alle macerie della sua casa disegnò una casa con in cima una bandiera. te lo ricordi ancora, il mio disegno? Hai una buona memoria! Che fai se distruggono ora la tua casa? Non ti arrendi?, gli chiede Juliano. Ne hanno già distrutte 300 in pochi giorni, perchè dovrei arrendermi se distruggono la mia?i militari hanno detto che arresteranno i tuoi genitori. Cosa hai intenzione di fare?, chiede imperterrito Juliano, e se ti feriscono, e se riuscissero a catturarti? Non mi possono prendere, questa è una lotta per la libertà o per la morte. 
La madre e il villaggio intero grideranno qualche giorno dopo sul cadavere di Alla. 
La sua foto, mentre abbraccia il figlio nato da appena due giorni, verrà appesa al muro accanto alle altre. I compagni fuori sollevano il cadavere con una mano, con l'altra imbracciano il fucile. L'agghiacciante e straordinario documentario di Juliano Mer Khamis sta riscontrando un enorme interesse nella società israeliana. Ad aver fatto breccia e scandalo non sono solo le immagini e la documentazione del massacro o la battaglia di Jenin, mostrata già in altri recenti film israeliani, quanto la vicinanza con cui lo spettatore osserva le trasformazioni delle condizioni e delle scelte di vita di un gruppo di ragazzi in un territorio occupato. La vicinanza emotiva e filmica con cui il regista ha deciso di raccontare questa guerra gli si ritorce contro: Juliano Mer Khamis  fu accusato in un  processo per aver girato il film in stretto contatto con un gruppo terrorista....ma fu poi discolpato poiche nulla poteva essere rivolto a suo carico.   "A decenni di distanza l’occupazione da parte di Israele dei Territori Palestinesi non è cessata. Si è incancrenita. Non c’è pace senza giustizia", diceva Juliano, che faceva la spola tra Haifa, dove viveva, e il campo profughi di Jenin, dove nel 2006 aveva fondato il Freedom Theatre. Il 4 aprile del 2010 dei sicari , a volto coperto,hanno tolto la vita a Juliano Mer-Khamis,  scomodo regista, davati al Freedom Theatre con 5 colpi di pistola esplosi a distanza ravvicinata, mentre era seduto nella sua utilitaria rossa insieme al figlio, fortunatamente illeso e la tata, rimasta ferita a una mano. Sua moglie, Jenny, finlandese, era incita di due gemelli.  Si erano incontrati in un locale di Haifa quando lei si occupava di fundraising per gli arabi della Galilea.
Per l’assassinio di Mer-Khamis è stato arrestato Muajahed Qaniri, ex esponente di Fatah, che secondo l’Anp sarebbe passato tra le fila di Hamas. Qaniri nega ogni addebito. Il Premier palestiense Salam Fayyad ha confannato l’omicidio come un «crimine odioso, una grossa violazione dei valori umani e del popolo palestinese».Il regista ucciso sapeva di essere in pericolo. Sapeva che in molti a Jenin lo volevano togliere di mezzo. Dal 2009 erano circolati volantini al campo che ne decretavano la condanna a morte. Juliano diceva che la libertà è nemica della religione e di quelle regole della tradizione che opprimono le donne. Di conseguenza il Teatro della libertà diventa un nemico anche per quei palestinesi che hanno come unica risorsa la fede in Allah.
Juliano Mer-Khamis è stato seppellito poco distante la tomba di sua madre, nel Kibbutz Ramon Menashe a nord di Israele. Diciotto ragazzi del teatro di Jenin hanno ottenuto dalle autorità israeliane un permesso per assistere alla sua sepoltura. Anche loro sono figli di Arna.

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